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Rivista Archeologia Veneta 
Journal of Ancient Studies on North-Eastern Italy

annata XLVII-2024

ARCHEOLOGIA VENETA XLVII-2024

finito di stampare gennaio 2025

Su continuità e significato della frazione di Gratsch come punto focale nella storia dei primi insediamenti in Alta Pusteria, Wolfgang Strobl, p. 2

Riassunto

Ritrovamenti archeologici nel territorio comunale di Dobbiaco provano che già in età del Ferro esistevano contatti commerciali coi Paleoveneti. Nella Gratsch, frazione di Dobbiaco, sono state rinvenute nel XVIII sec. tre pietre miliari romane tardoantiche. È assai verisimile che i Romani avessero costruito una piccola stazione stradale in questo punto, dove la strada proveniente da sud, ossia da Veneto e Cadore, portava in val Pusteria. La Strada d’Alemagna, ch’era così importante nel Medioevo e che collegava città mercantili della Germania meridionale con Venezia, si snodava quindi lungo percorsi d’epoca romana e preromana. In termini di storia degli insediamenti, la Gratsch non perse il suo rilievo strategico nei secoli successivi: durante il cosiddetto periodo delle migrazioni, gli Slavi stanziatisi nella Valle della Drava usarono la stazione stradale come l’avamposto più esterno verso ovest; nel Medioevo, poi, vi fu costruito il castello dei Ligöde, che fungeva da Urbaramt e a cui probabilmente era annesso il primo Maierhof del paese.

Abstract

Archaeological findings in the municipal territory of Toblach/Dobbiaco testify that there existed trade connections with the Paleo-Venetians as early as the Iron Age. In Gratsch/Grazze, a hamlet near Toblach/Dobbiaco, three Roman milestones were discovered in the 18th century. In all probability, the Romans had erected a road station at this strategic point where the road leading south to the Veneto and the Cadore regions met the one leading through the Puster Valley. The Strada d’Alemagna, which was of utmost importance in the Middle Ages as it connected the southern German commercial towns with Venice, thus followed the same route as its precursor in Roman and pre-Roman times. In terms of settlement history, Gratsch/Grazze hamlet did not lose its strategic importance for several centuries. During the so-called Migration of the Peoples, the Slavs settling the Drava Valley used the road station as their western-most outpost. In medieval times, Ligöde Castle was erected there, serving as an “Urbaramt”, which was presumably connected with the first feudal estate in the area.

 

Un giogo e altri reperti lignei dal sito palafitticolo di Este, via Comuna (PD). Recupero, restauro e studio preliminare, Sara Emanuele, Carla Pirazzini, Giovanna Gambacurta, Irene Cristofari, Flavia Puoti, Antonella Di Giovanni, Mauro Rottoli, p. 32

Riassunto

Nel 2015, un intervento di archeologia preventiva condotto nell’ambito dei lavori per la variante al tracciato del metanodotto Snam Alfonsine – S. Bonifacio ha portato alla luce nel tratto più settentrionale, a ovest di Este (PD), un sito palafitticolo dell’età del Bronzo recente. Il contributo illustra le fasi di recupero e restauro dei reperti lignei, tra i quali si segnalano un giogo in legno d’acero con tracce di usura e riparazione e alcune matasse realizzate con tralci di vite. Le analisi xilotomiche finalizzate allo studio preliminare ampliano il quadro dei dati paleoambientali per il territorio e il periodo considerati.

Abstract

A preventive archaeology intervention, conducted in 2015 as part of the works for the variant to the route of the Snam Alfonsine - S. Bonifacio methane pipeline, led to the discovery in the northernmost section, west of Este (PD), of a pile dwelling site from the Recent Bronze Age. The contribution illustrates the stages of recovery and restoration of wooden artifacts, including a maple wood yoke with traces of wear and repair and some skeins made from vine-shoots. Xylotomic analyses aimed at a preliminary study expand the picture of paleoenvironmental data for the area and period considered.

Note di topografia atestina: viabilità a sud-est di Este antica, Cinzia Tagliaferro, p. 54

Riassunto

La funzione di raccordo con la grande strada consolare a meridione di Ateste recentemente attribuita ad un percorso extraurbano sudorientale, evidenzia lo stretto rapporto topografico tra tali direttrici ed il santuario di Reitia/Minerva in un areale che indagini geoarcheologiche avevano già segnalato come rilevante punto di convergenza tra percorsi terrestri e fluviali. Il presente contributo intende approfondire l’analisi funzionale di un’area che si configurava come un vero avamposto del territorio a sud-est della città antica.

Abstract

The connecting function to the large southern consular road of Ateste recently attributed to a south-eastern extra-urban route, highlights the close topographical relationship between these routes and the sanctuary of Reitia/Minerva, an area that geoarchaeological investigations had already highlighted as a significant point of convergence between land and river routes. This contribution intends to enhance the functional analysis of an area amounted to as a true outpost of the south-eastern territory of the ancient city.

 

Per una rilettura delle evidenze strutturali del santuario di Villa di Villa di Cordignano (TV): primi dati, Andrea Giunto, p. 64

Riassunto

Il santuario di Villa di Villa (TV), ben noto per i votivi in giacitura secondaria rinvenuti negli anni Settanta, è ancora oggi poco conosciuto nel suo assetto strutturale e nella sua articolazione interna. Una ricerca, attualmente in corso, condotta sui dati degli scavi dell’Università di Padova tra il 1997 e il 2010, consente di tornare su recenti proposte interpretative relative alle strutture e di formulare un nuovo modello di lettura, che permette di riconoscere una serie di sacelli quadrangolari nei quali erano stati interrati i votivi. Alla luce di quanto rilevato, questo modello si può estendere in parte anche ai vicini contesti di Monte Altare (TV) e di Castello Roganzuolo (TV).

Abstract

The sanctuary of Villa di Villa has been known since the 1970s for the discovery of votive offerings unearthed in a landslide, although its architectural features remain largely unexplored. Ongoing research, which reevaluates previous data and interpretations from excavations conducted by the University of Padua between 1997 and 2010, introduces a new model of the sanctuary’s layout. This model suggests that the site comprised rectangular structures where votive offerings were deposited in burial pits. Moreover, this proposed structural pattern may be applicable, at least in part, to similar sites of Monte Altare and Castello Roganzuolo.

Il progetto multidisciplinare “La villa romana di Mutteron dei Frati e il suo contesto”. Primi risultati dalle indagini di scavo, Dirk Steuernagel, Alice Vacilotto, Lorenzo Cigaina, Francesca Pandolfo, Vincenzo Gobbo, p. 80

Riassunto

Partendo dalla storia delle ricerche sulla nota villa costiera romana di Mutteron dei Frati a Bibione (S. Michele al Tagliamento, VE), si presentano i primi risultati di un progetto di ricerca internazionale e interdisciplinare che riguarda l’architettura, la funzione e le basi economiche della villa, nonché il contesto naturale e insediativo in cui si inseriva. Vengono qui illustrate in modo più dettagliato le prime due campagne di scavo (2022 e 2023), che non solo hanno permesso di determinare con maggiore precisione le dimensioni dell’edificio noto, ma hanno anche fornito importanti nuove informazioni sulla sua storia costruttiva. Inoltre, gli scavi hanno restituito per la prima volta prove di una frequentazione medievale del sito.

Abstract

Starting from the history of research on the already well-known Roman coastal villa of Mutteron dei Frati in Bibione (S. Michele al Tagliamento, VE), this paper presents the first results of an international and interdisciplinary research project on the architecture, function and economic foundations of the villa, as well as on the natural and settlement context in which it was located. The first two excavation campaigns (2022 and 2023) are illustrated here in some more detail; they allowed for determining the dimensions of the known building more precisely, but also provided important new information on its construction history. For the first time, the excavations have also returned evidence of medieval frequentation of the site.

Una finestra sul Canal: ricognizioni nell’archivio di un esperto della Laguna di Venezia, Angelica Della Mora, Martina Bergamo, p. 98

Riassunto

Il “Fondo Canal” è un vasto gruppo di documenti raccolti da Ernesto Canal nell’ambito dei suoi decennali studi sulla Laguna di Venezia e conservati presso la Soprintendenza ABAP per il Comune di Venezia e Laguna. Il fondo è stato oggetto di una recente riorganizzazione volta ad una migliore fruibilità, diventata anche l’occasione per la riscoperta e la rivalutazione di un insieme di informazioni che si pone come base imprescindibile per l’archeologia lagunare veneta.

Abstract

The archaeological archive known as the ‘Fondo Canal’ comprises an extensive collection of documents compiled by Ernesto Canal throughout his decades-long research on the Venice Lagoon. This collection is preserved within the Archive of the local Superintendence of Archaeology, Fine Arts and Landscape. Recently, these materials have been reorganised into a more accessible format, enabling us to reassess a set of legacy data considered essential for the archaeology of the Venetian Lagoon.

Una casa del Neolitico tardo individuata alle Colombare di Villa di Negrar di Valpolicella (VR): osservazioni preliminari, Fiorenza Gulino, Umberto Tecchiati, p. 112

Riassunto

Si presentano i risultati delle campagne di scavo 2019-2023 svolte dall’Università degli Studi di Milano presso il sito delle Colombare di Villa di Negrar di Valpolicella (VR), a quasi settant’anni dagli scavi di Francesco Zorzi. Le ricerche hanno portato all’individuazione di strutture negative nell’area della c.d. “Capanna 1”; la cultura materiale, le analisi paleoambientali e radiocarboniche permettono una prima ipotesi di ricostruzione del tipo di strutturazione del sito per l’orizzonte di Neolitico Tardo, interpretabile come una casa.

Abstract

The results of the 2019–2023 excavation campaigns conducted by the University of Milan at the Colombare site of Villa di Negrar in Valpolicella (VR) are presented, nearly seventy years after the excavations led by Francesco Zorzi. These recent excavations led to the discovery of negative structures in the area known as “Hut 1.” Material culture, paleoenvironmental analyses, and radiocarbon dating have provided the basis for an initial hypothesis regarding the structural characteristics of the site during the Late Neolithic period, suggesting it may have been used as a dwelling.

La collezione archeologica del Museo Canonicale e della Biblioteca Capitolare di Verona: le iscrizioni lapidee d’età romana, Simone Don, p. 128

Riassunto

Si presentano dodici iscrizioni romane in lingua latina conservate nel Museo Canonicale di Verona; tra questi monumenti e frammenti inediti, poco noti o non visti da Mommsen, si trovano anche una dedica a Giove posta da un cavaliere, un’ara per Minerva, una per gli Dei Parenti e un’iscrizione onorifica per Marco Aurelio.

Abstract

Twelve Roman inscriptions, preserved in the Museo Canonicale in Verona are here presented. Among various monuments, little known or not seen by Mommsen, and some unpublished fragments, are a dedication to Jupiter by a member of the equestrian order, an altar for Minerva, one for Dei Parenti and an honorary inscription for Marcus Aurelius.

L’ipogeo di Santa Maria in Stelle a Verona nelle fonti antiquarie: nuovi dati, Mareva De Frenza, p. 144

Riassunto

Le stanze poste sotto la chiesa di Santa Maria in Stelle, una frazione del comune di Verona, nel cuore della Valpantena, sono state oggetto, a partire dalla metà del Quattrocento, di una serie di indagini volte alla scoperta e allo studio di un antico acquedotto di epoca romana, non ancora indagato in maniera esaustiva dalla ricerca archeologica contemporanea. Primo fons fu Felice Feliciano, che intorno al 1463, diede notizia di due antiche iscrizioni, reimpiegate e afferenti alla gens Pomponia. Alla cerchia di Feliciano apparteneva fra Giovanni Giocondo che ebbe tanta parte nella prima identificazione del sito. Agli stessi anni risale la lunga testimonianza di Pietro Donato Avogaro. Segue un lungo silenzio delle fonti a causa della natura instabile del luogo che in più occasioni è stato invaso dall’acqua ed ostruito dai detriti. Gianjacopo Dionisi, colto veronese, diffuse nel corso del Diciottesimo secolo la credenza che il luogo fosse stato in antico un antro dedicato a Mercurio Trofonio, interpretazione poi ripresa e diffusa, dall’abate Giuseppe Venturi agli inizi del Diciannovesimo secolo, periodo al quale si fanno risalire anche gli splendidi disegni del sito realizzati da Gaetano Cristofali. La metà dell’Ottocento vede l’interesse per gli ambienti sotterranei di Santa Maria in Stelle di un altro grande studioso veronese, il conte Orti Manara, che ne realizza una pregevole descrizione. Una importante testimonianza è poi quella datata al 1903 di don Antonio Pighi che raccoglie le informazioni circa i numerosi tentativi fatti dai parroci e dalla comunità per salvaguardare il sito, a cui già veniva riconosciuto un importante ruolo artistico e culturale, dalle numerose e devastanti alluvioni.

Abstract

The rooms located under the church of Santa Maria in Stelle, a hamlet of the municipality of Verona, in the heart of the Valpantena, have been the subject, since the mid-15th century, of a series of investigations aimed at the discovery and study of an ancient aqueduct from the Roman period, which has not yet been exhaustively investigated by contemporary archaeological research. The first fons was Felice Feliciano who around 1463, gave news of two ancient inscriptions, reused and pertaining to the gens Pomponia. To Feliciano’s circle belonged Fra Giovanni Giocondo, who played such a part in the first identification of the site. To the same years dates the long account of Pietro Donato Avogaro. There followed a long silence of the sources due to the unstable nature of the place, which on several occasions was invaded by water and obstructed by debris. Gianjacopo Dionisi, a learned Veronese, spread during the Eighteenth century the belief that the place had been in ancient times a cavern dedicated to Mercury Trophonius, an interpretation later taken up and spread, by Abbot Giuseppe Venturi at the beginning of the Nineteenth century, a period to which the splendid drawings of the site made by Gaetano Cristofali. The mid-nineteenth century saw the interest in the underground rooms of Santa Maria in Stelle of another great Veronese scholar, Count Orti Manara, who produced a valuable description. An important testimony is then that dated 1903 by Don Antonio Pighi, who collects information about the numerous attempts made by parish priests and the community to safeguard the site, which was already recognized as having an important artistic and cultural role, from the many devastating floods.

Aquileia: mura e mercato tardoantichi – Lavori in corso, Patrizia Basso, Diana Dobreva, Maria Bosco, Giacomo Fadelli, Fiammetta Soriano, p. 164

Riassunto

Il contributo presenta i risultati degli scavi condotti dall’Università di Verona in un terreno ubicato nel settore sud-orientale di Aquileia. I lavori, svolti in concessione ministeriale, in stretta collaborazione scientifica e con il sostegno della Fondazione Aquileia, stanno indagando quest’area di estrema rilevanza nella fase tardoantica della città: cinta da due mura parallele tra loro, essa era caratterizzata da un ampio complesso commerciale, con magazzini e aree di vendita diversificate, posto in stretta relazione da un lato con la basilica e dell’altro con il fiume.

Abstract

The paper presents the results of the archaeological research led by the University of Verona on a significant site in the south-eastern sector of Aquileia. The excavations, carried out under ministerial concession, in close scientific collaboration and with the support of Fondazione Aquileia, are unveiling new information on a crucially relevant area of Aquileia in Late Antiquity: bordered by two parallel segments of city walls, the area hosted a vast commercial complex with diversified storehouses and shops, closely connected on the northern side with the Basilica and on the southern side with the river.

Rinvenimenti di lingotti metallici con il “ramo secco” dall’area etrusco padana settentrionale, Luigi Malnati, Diana Neri, p. 184

Riassunto

In questo articolo il Dott. Malnati e la Dott.ssa Neri ripercorrono gli studi sui rinvenimenti di lingotti aes signatum che presentano il segno del “ramo secco”. A questo scopo eseguono un censimento dei rinvenimenti di questi lingotti nell’area etrusco padana ed effettuano una riflessione sulla grande concentrazione di reperti di questo tipo in tale zona, valutando non solo la presenza, ma anche l’assenza dei lingotti in centri dove ci si attenderebbe di trovarli. Molti interrogativi su questa classe di materiali rimangono senza risposta, come quelli riguardanti la loro funzione e il significato del segno.

Abstract

In this article, Dr. Malnati and Dr. Neri retrace the studies on the discoveries of aes signatum ingots bearing the “thin branch” mark. To this end, they carry out a census of ingots found in the Etruscan Po valley area and reflect on the great concentration of finds of this type in that area, assessing not only the presence of this materials but also the absence of ingots in centers where one would expect to find them. Many questions about this class of material remain unanswered, such as those regarding their function and the meaning of their mark.

©2019 di Società Archeologica Veneta Odv.

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